mercoledì 6 febbraio 2013

"Via degli Anemoni, 42" di Luigi Chiavarone



Valutazione

Recensione
“Via degli Anemoni, 42” è una riedizione dell’opera di Luigi Chiavarone già apparsa nel 1989. L’autore stesso nella prefazione del libro, spiega di aver ricevuto numerose richieste da alunni, insegnanti e professori per una nuova ristampa del romanzo. La storia è totalmente integra con l’aggiunta di un capitolo “Ritorno a Centocelle” che ben si collega all’interno della narrazione come chiusura del racconto.
Il capitolo primo, appunto, si intitola Centocelle ed è proprio da lì che parte la narrazione. Ma vediamo insieme di cosa tratta questo libro utilizzato in molte scuole come lettura estiva o di approfondimento.
Il protagonista è Antonio un ragazzino che frequenta le scuole elementari e ci racconta la sua vita e quella dei suoi concittadini lì a Centocelle. A quel tempo i quartieri romani avevano subito una trasformazione radicale con un consistente innalzo di palazzi  senza un criterio preciso e per questo definito come “sparsi a macchia d’olio”. Le vie assumevano nomi floreali, ed ecco il nome Via degli Anemoni.
Antonio ci racconta di come le persone vivevano chiuse nel quartiere perché offriva loro ciò di cui necessitavano, ovviamente tranne che per il lavoro e l’istruzione che spingeva la gente ad uscire dal quartiere stesso. Ci spiega la differenza tra impiegati ed operai che, col tempo, riuscirono a trovare un linguaggio comune, nonostante gli impiegati si sentissero superiori sicché svolgevano un lavoro d’ufficio, senza dunque sporcarsi le mani. Tuttavia sapevano perfettamente che al di là di queste incomprensioni, vi si trovavano le medesime passioni, lo stesso bisogno di stare in famiglia, di gustare un buon pasto caldo.
Il protagonista ci apre le porte della sua memoria facendoci rivivere gli anni della fanciullezza, del capodanno del 1959, regalandoci dialoghi in famiglia, anche in dialetto romano. Leggendo le pagine ci si addentra in una realtà tanto lontana eppur così viva, presente, in cui il lettore può facilmente ritrovare il fanciullo che è stato. Questo è ciò che ho provato io che a quell’epoca non ero ancora nata, mi domando quante persone adulte siano rimaste esterrefatte da un racconto così espressamente delineato.
Non è compito semplice “disegnare” un quadro del tempo, le abitudini e i sentimenti delle persone e riportarle in un libro che coinvolge e ci catapulta sin dalla prima pagina con Antonio in Via degli Anemoni.
È suggestivo come siano descritti i litigi e la difficoltà nell’allargare il gruppo di amicizie in cui nemmeno i genitori dovevano proferir parola. Insieme ad Antonio cresceremo, ci soffermeremo sui primi turbamenti e la consapevolezza che non si rimane bimbi per sempre, ma un giorno si smette di giocare e si comincia a maturare.
Uno scorcio di una fanciullezza della fine degli anni ’50, una qualunque come quella che ci hanno raccontato i nostri genitori ed è proprio a loro che ho mostrato questo libro, per fornire il mezzo del ricordo inabissato dai tormenti della vita. La novità della televisione, elemento immancabile nelle case odierne ma che all’epoca erano in pochi ad avere. Difatti Antonio non ne possedeva una (dovette attendere fino al 1962) ma nel 1961 finalmente entrò in casa sua la prima radio, considerata una “parente stretta” della tv ma non eguale, eppur possedeva il potere di trasportare la mente in luoghi lontani soltanto chiudendo gli occhi. La soddisfazione di possedere la prima auto che permetteva di muoversi in libertà e raggiungere parenti lontani in poco tempo.
Tutti questi eventi sono momenti da considerare unici per le persone del tempo e dobbiamo fare uno sforzo sicché rappresentino la nostra quotidianità. Basti pensare al primo uomo sulla luna o all’eclissi lunare, ecco nelle pagine del libro le parole di bocca del protagonista e dei personaggi secondari ci illuminano di una luce che fa riaffiorare i racconti dei nostri parenti e ci emoziona insieme a loro. È il ricordo dell’Italia che fa parte della nostra vita perché è storia, storia vera di come siamo cambiati, di come siamo migliorati ma anche riferimenti odierni come la difficoltà di crescere in ambienti sociali degradati e le sensazioni vissute e che comprenderemo in tanti, in cui gli stessi adolescenti di oggi potranno rispecchiarsi.
Un lavoro sapiente quello di Luigi Chiavarone che ha dato vita ad una piccola voce rendendola importante e significativa e con essa ci ha portati verso i primi amori, lo scoprire il mondo femminile, i giochi, i divertimenti della gente povera di quartiere, lo stupore del cambiamento quello, purtroppo, ce lo siamo persi. Lo stupore della meraviglia che la novità regala e che possiamo ancora recuperare leggendo queste meravigliose pagine del racconto di un’epoca. Un racconto che si conclude con il ritorno a Centocelle, in cui il protagonista tocca con mano i ricordi che avevano riempito i suoi occhi negli anni in cui vi era stato lontano.
Dopo aver letto questo libro capisco perché venga consigliato nelle scuole medie. È una lettura istruttiva applicabile ad ogni generazione per comprendere l’importanza di ciò che possediamo e la forza che ognuno di noi deve trovare per guardare avanti nel nostro cammino dando ogni tanto uno sguardo indietro per vedere dove siamo giunti.

Biografia dell’autore:
Luigi Chiavarone nasce a Tripoli (Libia) nel ’53, è un insegnante di ruolo nella scuola media. Ha coordinato progetti didattico-educativi in Italia e all’estero, nell’ambito dei corsi di lingua e cultura MAE-MIUR. Ha pubblicato raccolte di poesie, esperienze scolastiche ed articoli di carattere socio-culturale. La prima edizione di Via degli Anemoni, 42 (Mursia) è del 1989 è ora arricchita da una sezione aggiornata di proposte di lavoro per una lettura guidata.

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