domenica 17 febbraio 2013

Recensione "Mancarsi" di Diego De Silva

Buongiorno e buon inizio di settimana cari amici blogger. Stamattina vi suggerisco "Mancarsi" di Diego De Silva (ed. Einaudi) una lettura veloce che vi ruba un paio d'ore buone ma che vi lascia, dopo, uno stimolo alla riflessione sui meccanismi dell'amore. Come sempre, oltre alla recensione, vi lascio la sinossi e un cenno alla biografia dell'autore. Buona lettura.


 Valutazione

Sinossi
Diego De Silva fa un passo a lato, si allontana dalle irresistibili vicende di Vincenzo Malinconico e ci regala una semplice storia d'amore. Semplice per modo di dire, perché la scommessa è tutta qui: nel nascondere la profondità in superficie, nel tratteggiare desideri e dolori, speranze e rovine, con poche parole essenziali, dritte e soprattutto vere. Così De Silva prende i suoi due personaggi e li osserva con pazienza, li pedina, chiedendoci di seguirlo - e di seguirli - senza fare domande. Irene vuole essere felice, e quando il suo matrimonio inizia a zoppicare se ne va. Nicola è solo, confusamente addolorato dalla morte di una donna che aveva smesso di amare da tempo. Se le vite di Nicola e Irene non s'incontrano fino alla fine, le loro teste invece s'incontrano nelle pagine di questo libro: i pensieri, le derive, il sentire si richiamano di continuo, sono ponti gettati verso il nulla o verso l'altro. Forse, verso l'attimo imprevisto in cui la felicità finalmente abbocca.

Recensione
Ognuno di noi quando si innamora scatta un'immagine dell'altro che mantiene fervida ogni volta che dubitiamo del nostro rapporto. Appena pensiamo che vacilli, ecco che torna quell'immagine spensierata che rievoca ciò che ci ha colpito di quella persona. Da parte nostra invece abbiamo bisogno di certezze, di sapere che il partner ci ama non per una nostra qualità bensì per caratteristiche che ci distinguono dalla massa sicché appartengono solo a noi.
Irene, la protagonista femminile del libro ha tenuto solida la sua diapositiva fino a quando ha compreso che il suo matrimonio era terminato.
Dall'altra parte, c'è Nicola un uomo che vive un matrimonio senza dialogo né interesse reciproco. Le sensazioni, le paure, le oppressioni sono omesse invece di urlarle in faccia. Nonostante l'ami profondamente, alla morte di sua moglie Nicola si riprende il suo mondo, la sua vita, il suo sorriso che aveva confinato alla sola presenza della consorte. Molti innamorati limitano la loro esistenza a quella persona che diventa ossigeno senza cui sarebbe impossibile respirare. Non ci si spinge verso l'esterno seppur lo si mira di nascosto con il magone che strugge nel ricordo dei divertimenti abbandonati per il timore di offendere l'altro. Il messaggio dell'autore a quanti vivono una situazione simile è che non occorre arrivare al divorzio o, nel peggiore dei casi, al lutto per ritrovare se stessi, la chiave è non trascurare i nostri bisogni temendo di ferire l'altro e bisogna tenerlo presente per tutta la durata di un rapporto, per mantenerlo saldo ed evitare fratture difficili da arginare benché ci si sforzi a capire l'errore e a non ripeterlo.
Nicola, nonostante il dolore per la perdita della moglie, decide di sorridere e di riafferrare la vita che aveva abbandonato dopo le nozze. Ma perché giungere alla fine di un traguardo per ritrovare la serenità, il piacere di un'uscita con gli amici o una chiacchierata innocente senza sentirsi in colpa? Siamo capaci di mantenere stabile il dialogo pur asserendo argomenti che l'altro vorrebbe glissare con un sorriso o una battuta infelice? Riusciamo a stabilire con certezza il concetto di felicità con una data persona o ci definiamo felici solo perché suona bene e mentiamo a noi stessi? Diego de Silva ci fa riflettere su queste ed altre domande.
Lo stile ironico permette il compiacimento immediato dei personaggi. Ci piacciono subito Irene e Nicola così imperfetti e così restii nel mostrare il loro pensiero, quelli veri, quelli celati dietro ai silenzi, alla parvenza di perfezione che tutto sta andando alla meraviglia con dentro una rabbia che morde e consuma. I due ragazzi incarnano l'arrendevolezza ad un rapporto statico che non soddisfa più al quale non si sentono di appartenere a cui però restano aggrappati con le unghie. Irene è la più forte perché saprà riprendersi il cammino non appena la molla scatta invece Nicola attende l'assenza della moglie per capire quanto tempo aveva a disposizione, tempo di cui ha goduto poco o nulla. Entrambi sanno cosa vogliono da una relazione e possiedono i medesimi canoni, sarebbero perfetti se solo si incontrassero e se ciò dovesse accadere, siamo sicuri che sarebbero felici insieme? La felicità è volere le stesse cose o essere se stessi con chi sa apprezzarlo? Rifletteteci.

Biografia dell'autore

Diego De Silva ha pubblicato presso Einaudi i romanzi La donna di scorta (2001), Certi bambini (2001, premio selezione Campiello), Voglio guardare (2002), Da un'altra carne (2004), Non avevo capito niente (2007, Premio Napoli; finalista premio Strega), Mia suocera beve (2010), Sono contrario alle emozioni (2011), Mancarsi (2013)
Da Certi bambini è stato tratto nel 2004 il film omonimo diretto dai fratelli Andrea e Antonio Frazzi, vincitore di numerosi premi nazionali e internazionali, fra cui l’Oscar europeo e due David di Donatello.
Scrive anche per il cinema e collabora al quotidiano Il Mattino. I suoi libri sono tradotti in Inghilterra, Francia, Spagna, Germania, Olanda, Portogallo, Grecia, Israele, USA.

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