lunedì 18 marzo 2013

Intervista a Carla de Falco

Ciao amici bloggers
oggi ospito con piacere un'artista della mia terra, Carla de Falco che ha edito con Laura Capone Editore la sua raccolta di poesie Il soffio delle radici. Prima di leggere la poesia che ci ha gentilmente offerto, vi invito a leggere la sua nota biografica.


Carla de Falco (Napoli, 1972) si è laureata in Lettere e ha conseguito un Master in Sviluppo Internazionale. Potesse, rinascerebbe frontiera, per avere due orizzonti da guardare.
Dopo una carriera aziendale nelle risorse umane, oggi ha scelto di insegnare nella scuola pubblica. Ha cominciato a scrivere poesia nel 2012 e, sin dal primo anno d’attività letteraria, ha vinto decine di concorsi letterari nazionali, ottenendo premi e riconoscimenti di prestigio. Le pubblicazioni che riportano sue poesie sono, allo stato, già una trentina. Nessuna di esse con contributo a carico dell’autore.
Ha pubblicato Il soffio delle radici, Laura Capone editore, Milano 2012.


il canto al tramonto

scende il canto fino nella valle
rotondo come bulbo d’amaryllis
maledetto come fiore d’agave.
scende il canto mio fino giù a valle
a commuovere anche i pensieri
seduti a cuccia nei salotti buoni
e a coprire, molto più dei tuoni,
tv,pc, playstation e telefonini.
scendi canto e vai fino a valle
e vola ovunque, ma tieniti basso:
il tuo traguardo sono cuori brevi
che grondano brevissimi tormenti.
ammira la potenza misteriosa
di ogni cosa che affiora dalla terra
come il fiore che sboccia inesorabile
tra le pieghe di una crepa livida.
nota la calma dell’inevitabile
che scuote fin dentro le viscere
adora il passo del mare immutabile
da sempre in tormentato viaggio
verso la riva morbida e ritrosa.
racconta ogni più piccola cosa e
l’intenso chiarore di giorni a ritroso
lucidati nelle aurore del ricordo.
conserva sempre, a qualsiasi costo,
l’orgoglio ferito e contorto
del tuo istinto forte del sud.
non schivare il vento se urla
e vuole rigarti la faccia.
non ti dispiaccia concedere ogni tanto
un sorriso impertinente e tentatore
che apra d’impeto una porta
con un colpo d’aria fresca e nuova.
scova la folla calda negli spazi angusti
e dille quanto a lungo l’hai cercata
che sei arrivato ora, qui al tramonto,
come un amore stanco ed affamato
che rientra a casa dopo lunga assenza.


Intervista.
1. Ciao Carla benvenuta nel blog. Domanda d’apertura: da quanto tempo scrivi poesie e quando hai pensato di poter comunicare agli altri percezioni comuni?
- Prima di scrivere, ho letto tantissimo: non è bene andare ad ingrossare il folto gregge di sedicenti scrittori che non leggono. È come un lavoro geotecnico: leggere aiuta a misurarci, prima dello scavo che è la scrittura. Leggere ci fa prendere consapevolezza, come diceva Saramago, che tutto in realtà è già detto. Quindi è bene bandire sentimentalismi ed egotismi: se proprio occorre dire di nuovo qualcosa, bisogna farlo in modo originale e migliore degli altri. Poi, ho fatto carotaggi per esercitarmi nelle forme di scrittura più varia: non mi è stato chiaro da subito, infatti, quale fosse il mio canale espressivo privilegiato. Mi sono data tempo per sperimentare. A gennaio del 2012 ho scelto e ho cominciato a scrivere poesia. Non mi sono più fermata.

2. Alla fine dello scorso anno hai pubblicato Il soffio delle radici con Laura Capone Editore. Quanto è stato difficile trovare un editore disposto a credere ancora al potere della poesia?
- A lungo ho cercato qualcuno che avesse il senso del proprio mestiere e la dignità del proprio ruolo. In poche parole, a lungo ho cercato un editore degno di questo nome, che credesse nella letteratura, selezionasse i testi, desse spazio ad autori veri, cioè a gente che scrive per insopprimibile esigenza d’arte e non a dilettanti prestati alla tastiera. Ho trovato la LCE (Laura Capone Editore) per caso, dopo aver appreso su un sito della sua posizione dichiaratamente anti E.A.P. Le ho inviato il manoscritto ed ho atteso. Come fanno tutti. Mi è andata molto bene.

3. Insieme all’intervista, abbiamo allegato anche un tuo lavoro, che troviamo nella silloge, Il canto al tramonto. Parlaci di come hanno preso vita quei versi e delle sensazioni che hai provato.
- La vera poesia non è mai solo di chi la scrive. C'è in essa un segreto più profondo venuto prima della forma e del significato. Sosteneva Ungaretti: la poesia è poesia quando porta con sé un segreto. Un cuore pulsante di cui neppure noi autori possiamo avere conoscenza, ma solo fare esperienza. Non so dunque che senso abbia raccontare la genesi di una poesia, dal momento che essa è affidata alla costante reinterpretazione di chi la legge. Per esempio, in un passaggio di questi versi parlo del sud. Ma la terra d’origine, che è per tutti i poeti una fonte d’ispirazione, qui ha valore – diciamo così –simbolico. Ciascuno di noi porta con sé nella vita il bagaglio di ciò che è stato prima di lui: le sue origini, le sue radici. Si tratta di luoghi, colori, tratti – certo – ma anche di elementi primigeni, che condizionano la nostra identità diciamo così “umana”. Sono l’amore, l’odio, il desiderio, la violenza, la passione, la rabbia, il dispetto, la speranza, la paura, la nostalgia. E di queste “radici” canta anche la mia poesia. Radici dolorose, perché quel po’ che sopravvive a volte sembra perso per sempre, ma il poeta è chiamato a ritrovarne il senso.

4.
scendi canto e vai fino a valle
e vola ovunque, ma tieniti basso:
il tuo traguardo sono cuori brevi
che grondano brevissimi tormenti.

Questi sono i versi che più mi han colpita. A chi sono rivolte, dunque, le tue poesie?
- All’Uomo.

5. Mi dicevi che per scelta artistica non usi le maiuscole. Raccontaci come si differenzia il tuo stile.
- Il mio è un equilibrismo semiotico che può ricordare Cummings, ma che implicitamente sottintende che la poesia non “significa”, non va a capo, non inizia, non termina, non interrompe mai il proprio incessante dialogo interiore con le generazioni.  La poesia solca.

6. Hai mai scritto un racconto o un romanzo? Ne vedi in futuro?
- No, per ora no. Sai... la poesia viene vissuta da molti come una sorta di arte “aliena” o, quanto meno, errata. Per il mercato editoriale, per il pubblico, per la critica. Eppure nessuno, credo, si sognerebbe mai di chiedere ad un pittore “Pensi che realizzerai una scultura?”. È una domanda strana, perché – in qualche modo – sembra sottintendere una gerarchia d’opportunità tra le arti ed implicitamente cataloga la poesia come arte più “debole”, anche nel suo elitarismo. Io, come Montale, credo nella inutile nobiltà della poesia E così scrivo poesia e non prosa. Perché sono una donna libera e faccio solo ciò che mi riesce meglio.

7. Al momento sei impegnata in diverse presentazioni. Descrivi in un aggettivo cosa provi nel vedere tante persone disposte ad ascoltare te e le tue poesie.
- Ci provo con un sostantivo: miracolo.
La poesia è un’arte povera di mezzi, inutile per molti, errata per il mercato. Eppure, paradossalmente, c’è tanta domanda di poesia. Ogni volta che vengo invitata a conferenze, organizzo un reading o ritiro premi letterari, ricevo in tal senso una conferma. E mi piace essere lì, tra quella gente che chiude gli occhi quando leggo, come per assaporare meglio ogni verso, ogni brivido.

8. Progetti futuri?
- Intanto un tour italiano, per portare nelle librerie indipendenti, nelle associazioni culturali e nelle scuole la poesia “vivente” de Il soffio delle radici. Poi un nuovo libro di poesia, a cui sto già lavorando.

Grazie Carla di essere stata mia ospite, saluta i lettori del blog.
- Ti ringrazio molto della ospitalità ed invito i tuoi lettori alla presentazione del mio libro che si terrà a Napoli presso la Scuola d’Arte In form of art di Via Montesanto 52, il prossimo 19 aprile 2013 alle 17.30. L’ingresso è libero, le emozioni sono gratuite.

Ricordo che potete seguirla sulla fan page del libro
oppure sul suo blog 


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