giovedì 16 maggio 2013

Intervista Alberto Forni - Guida al self publishing

Ciao amici, oggi intervisto per voi Alberto Forni che ci presenta il suo ultimo lavoro Tutto quello che devi sapere per pubblicare (e vendere) il tuo e-book - Guida al self publishing che trovate nei principali on line stores in formato e-book. Ma prima conosciamo la sua biografia e la sinossi dell'ultimo lavoro.


Biografia.
Sono nato a Bologna di venerdì 17 ma non sono scaramantico.
Per Stampa Alternativa ho curato il millelire Scrittrice precoce a pochi mesi scriveva il suo nome - Autobiografie di scrittori non illustri e il volume Mondo Hacker 1.0.
Ho pubblicato la raccolta di racconti Avanti Veloce - Cronache da un mondo pop (Fernandel, Baldini&Castoldi).
Sono stato fra gli autori della trasmissione radiofonica Dispenser di Radio 2 e di quella televisiva Viva la crisi di Rai 3.
Ho scritto per riviste come Wired, T3, Flair, Grazia, Panorama, Linus.
Sono autore del blog Fascetta Nera, dedicato alle fascette dei libri, e del sito iltuoebook.it che si occupa di editoria digitale e self-publishing.

Sinossi.
Che cos’è il self-publishing? È solo un campo giochi per scrittori incompresi o l’ultimo passo di una rivoluzione dell’editoria iniziata vent’anni fa con il desktop publishing?
Oggi, chiunque può pubblicare un e-book e andare alla ricerca di potenziali lettori. E per quanto il successo non sia alla portata di tutti, le potenzialità rimangono.
Questa guida affronta molti degli aspetti legati all’autopubblicazione, a partire dalla realizzazione tecnica di un libro elettronico fino alla sua promozione. Perché se a uno scrittore tradizionale è richiesto solo di saper scrivere (o al limite, in qualche occasione, di saper anche parlare di ciò che scrive), uno scrittore “indipendente” deve essere in grado di correggere e formattare il proprio testo, creare una copertina, scegliere il “giusto” prezzo da applicare al libro o i canali attraverso cui distribuirlo, deve conoscere bene il funzionamento degli store digitali e magari avere anche qualche nozione di base sui principali aspetti fiscali o i meccanismi dei motori di ricerca. Senza contare l’impegno richiesto per la promozione, che rischia di diventare un’attività parallela.
Insomma, diventare editori di se stessi può anche sembrare un’idea entusiasmante, ma richiede senza dubbio molta applicazione. La strada del self-publishing può essere ricca di soddisfazioni, ma è necessario comprendere a fondo i meccanismi di un ecosistema che si trova ancora in una fase pionieristica e le cui regole vengono ridefinite di continuo. Chi pensa che basti rendere disponibile il proprio e-book su qualche sito per venderne migliaia di copie, non si comporta diversamente da chi invia un dattiloscritto a un editore e si aspetta che a stretto giro di posta gli arrivi un contratto di pubblicazione.
È vero, come insegnano le storie di successo degli autori self-published d’oltreoceano, che la ricetta è molto semplice: basta scrivere un buon libro e saperlo promuovere. Ma come ogni buon cuoco sa, a volte sono proprio le ricette più semplici a rivelarsi le più difficili.

Intervista.
1) Ciao Alberto, benvenuto nel blog Sussurri di Parole. Sei autore di programmi radiofonici e televisivi, hai pubblicato diverse opere e ora stai promuovendo il tuo ultimo lavoro incentrato sul self-publishing. Raccontaci il tuo percorso lavorativo.
- Ciao Antonella, in realtà il mio percorso è molto poco istituzionale. Per varie vicissitudini, dopo la licenza classica ho iniziato a lavorare in banca ma dopo due anni mi sono licenziato. Quindi ho fatto per quasi un decennio il fotografo e l’operatore video poi, alla soglia dei trent’anni, ho deciso di provare a scrivere perché era la cosa che volevo fare da sempre. Ho iniziato a scrivere dei racconti e a farli girare, caricandoli sul web (che all’epoca, metà degli anni Novanta, era una grande novità) e mandandoli ad alcune riviste di letteratura. Ho cominciato quindi ad apparire su queste riviste e anche in alcune antologie, poi ho curato due libri per Stampa Alternativa e nel 1998 sono arrivato alla pubblicazione con un piccolo editore di Ravenna: Fernandel. Tre anni più tardi questa raccolta di racconti, Cronache da un mondo pop, è stata acquistata e ripubblicata dalla Baldini&Castoldi con il titolo di Avanti Veloce. In quel periodo avevo iniziato a lavorare per una trasmissione radiofonica di Radio 2, Dispenser, che ha avuto così tanto successo da andare avanti per dieci anni. In questo periodo ho smesso di scrivere narrativa, quello che facevo mi bastava e mi dava soddisfazione e comunque non sentivo di avere niente da dire. A partire dal 2010, quando la trasmissione è finita, ho fatto per un po’ il giornalista freelance scrivendo per varie riviste come Wired, Flair, Grazia, Panorama e altre. Però la situazione dell’editoria, e in particolare dei periodici, è ormai compromessa e non vedo alcun futuro percorribile per questa professione. Sono invece molto attratto dall’editoria digitale e dal self-publishing ed è in questo settore, adesso, che sto cercando di aprirmi una strada. L’anno scorso poi mi sono anche riavvicinato alla narrativa: avevo una storia in testa che volevo raccontare da anni, una storia incentrata sulle velleità artistiche, sull’ambiente dell’arte “con contributo dell’autore”. Così ho scritto questo romanzo, Seguirà buffet, che mi sono da poco autopubblicato.

2) Qual è la tua opinione riguardo all’auto-pubblicazione? Ritieni che sia più facile inserirsi in un contesto letterario oppure si è “screditati” per non avere un marchio editoriale?
- Io credo fortemente nell’autopubblicazione perché credo da sempre nell’autoproduzione, che non dimentichiamolo ha una storia di tutto rispetto nel mondo artistico del Novecento: a partire dal dadaismo per arrivare al punk. Nei primi anni Novanta, sull’onda del desktop publishing, acquistai un computer, uno scanner e una stampante laser per farmi una fanzine musicale in casa. Impaginavo, stampavo, collazionavo, imbustavo e spedivo, oppure andavo nei negozi di dischi e lasciavo qualche copia. Adesso, il fatto che uno il proprio prodotto lo possa non solo realizzare, ma anche distribuire e vendere mi sembra un fatto straordinario, una rivoluzione epocale.
Certo, le case editrici fino a oggi hanno avuto una funzione di filtro, e al di là delle polemiche sulla selezione editoriale, che ovviamente è un meccanismo tutt’altro che perfetto, hanno comunque costituito un baluardo che impediva a prodotti che stanno abbondantemente al di sotto della media di raggiungere il mercato. Nel self-publishing invece l’unico giudice è il mercato, il che se vogliamo è anche un fatto positivo, il problema è che non c’è nessun tipo di controllo o selezione e onestamente, bisogna dirlo, la qualità media delle autopubblicazioni è ancora piuttosto bassa. Poi, un po’ anche per questo motivo, continua a esistere il pregiudizio che se uno si autopubblica è perché in fondo non ha trovato nessuna casa editrice che lo volesse fare. Io credo e spero che pian piano questa idea cambi e l’autore self-published sia visto come uno che ha scelto questa strada per altri motivi: l’immediatezza con cui è possibile realizzare un progetto, la libertà di cui si può godere e anche, perché no, per il fatto che a parità di vendite si tratta comunque di una scelta economicamente vantaggiosa.

3) Cosa propone la tua guida al self-publishing? Illustraci i punti chiave indispensabili per gli autori indipendenti.
- Il punto di partenza è ovviamente quello della scrittura. E chiunque abbia fatto il lettore per qualche casa editrice o si sia confrontato con l’invio spontaneo di dattiloscritti sa che la qualità media di quello che gira è piuttosto bassa. E non parlo solo di quella fetta di scrittori che fa errori ortografici o mette insieme delle frasi involute che capisce solo lui, ma in generale di chi ha magari una qualità accettabile ma comunque non mostra niente di particolare o eclatante, sia a livello di storia che di linguaggio che di capacità di saper raccontare. Non entro di più nell’argomento perché da una parte c’è sicuramente una questione di gusto personale che incide nei giudizi, dall’altra, purtroppo, una capacità di accettare e ascoltare le critiche che spesso è prossima allo zero. Io mi rendo conto che uno scrittore vuole solo sentirsi fare dei complimenti, fa parte del gioco, funziona così anche per me, però chi è sordo e impermeabile a quello che viene dall’esterno non può fare alcun passo avanti, non può migliorare. Per questo motivo, intendo occuparmi quasi solo di aspetti tecnici e visto che nel self-publishing l’unico responsabile di quello sta sulla pagina è l’autore, be’, allora è giusto che se la prenda lui questa responsabilità. Quindi, a prescindere dalla capacità di partenza riguardo alla scrittura e alla storia, i due punti fondamentali sono: un buon libro e la capacità di promuoverlo. Un buon libro significa un testo pulito e privo di errori, un e-book con una copertina professionale, formattato e presentato bene. La capacità di promuoverlo significa far sapere agli altri che il libro è disponibile e far venire loro la voglia di leggerlo. Questo non è facile, soprattutto perché ancora non ci sono regole codificate e tutti stanno facendo esperienza, cioè dei tentativi, con più o meno successo. Inoltre il confine tra autopromozione e spam è labile e bisogna stare molto attenti a non superarlo. Per costruirsi una reputazione servono molti sforzi, ma basta poco per distruggerla. Quindi nel mio libro vengono trattati tutti gli aspetti che un neofita che si avvicina all’editoria digitale e al self-publishing deve sapere. Perché forse non ci si pensa ma per quanto l’idea di diventare editori di se stessi sia entusiasmante, richiede il fatto di farsi carico, oltre alla scrittura, anche di tutta una serie di competenze che solitamente, fino a oggi, erano delegate all’editore, quindi l’editing del testo, la correzione delle bozze, la realizzazione della copertina, la formattazione del testo, la creazione dell’e-book, e poi questo libro va messo in vendita, bisogna sapere come proporlo, far sapere che esiste, farsi promozione, insomma, ci sono tante cose che improvvisamente finiscono sulle spalle di un autore. E spesso l’autore non è in grado di affrontare tutto questo, o perché non possiede le competenze tecniche, oppure perché non sa dove rintracciare le informazioni. Ecco, io spero che questa guida possa essere utile a tutti quelli che vogliono tentare questa strada.

4) Tu sei un autore che ha pubblicato con case editrici. Qual è la differenza tra la pubblicazione con un gruppo editoriale e l’auto-pubblicazione? Ritieni che i primi siano “favoriti” rispetto ai secondi o ci stiamo avvicinando alla parità?
- Il percorso tradizionale è ancora in vantaggio per due motivi. Il primo è l’imprimatur che la pubblicazione con una casa editrice conosciuta porta con sé. Certo, magari ci sono libri autopubblicati di buon livello e invece schifezze edite da grandi case editrici ma sono eccezioni, il concetto non cambia: fra dire che hai pubblicato con Feltrinelli e che ti sei autopubblicato c’è un abisso incolmabile. In parte si tratta sicuramente di un preconcetto, come ho detto prima, che comunque ci vorrà un bel po’ di tempo perché cambi. Sull’altro versante invece, quello strettamente economico o del “ritorno” che uno scrittore può avere da una pubblicazione, la forbice si va restringendo. Un libro tradizionale ti dà ancora una certa visibilità e ti permette magari di creare dei contatti, ottenere delle collaborazioni editoriali, però il settore è molto in crisi e l’indotto è sempre meno, per cui quando io sento di qualche autore self italiano che in un anno ha portato a casa mille o duemila euro mi sembra già un bel passo avanti, visto che spesso un esordiente tradizionale quella cifra lì non la vede né sotto forma di anticipo né di diritti d’autore. Poi certo entrare nel giro editoriale ha comunque ancora un certo prestigio e come ho detto dei ritorni, ma dal punto di vista delle royalties, visto che l’aspettativa media per il libro di uno sconosciuto è tipo 500 copie, il divario si sta per annullare. Se poi teniamo conto che nei prossimi anni la penetrazione del libro elettronico crescerà, a scapito di quello tradizionale, il momento in cui si arriverà a un bilanciamento è piuttosto vicino.

5) Parlaci del tuo blog Fascetta Nera.
- Il blog è nato circa un anno fa e pubblica principalmente fascette, che poi io commento in maniera sarcastica. Pubblico anche materiale riguardante il marketing editoriale in senso più ampio, ma sempre prendendo di mira i difetti dell’editoria. Devo dire che il riscontro che ha avuto mi ha un po’ colto di sorpresa. Non solo ne hanno parlato diversi quotidiani come La Repubblica o Il Giornale, ma ormai nell’ambiente editoriale è conosciuto praticamente da tutti. Diciamo che finché mi diverto, vado avanti.

6) Programmi futuri?
- Per il momento sono impegnato nel far conoscere la guida che ho scritto e il sito iltuoebook.it, che spero diventi un punto si riferimento per il self-publishing italiano.

7) Grazie per essere stato con noi, saluta i nostri lettori come preferisci.
- Auguro tanti libri autoprodotti (fatti o letti) a tutti.

I miei e-book (senza fascetta)
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